Sogniamo uno spazio sospeso tra reale e virtuale: qui l’arte e la musica diventano una scintilla di riflessione sul tessuto digitale che pervade le nostre esistenze.
Siamo curiosi e giocosi: sperimentiamo in contatto ravvicinato con il digitale, rimodellandone le forme per coglierne i limiti nascosti oltre la sua superficie opaca.
La creatività libera dei nostri corpi ridisegna i confini dell’ordinario. Con ogni traiettoria insolita reinventiamo le possibilità delle nostre vite, e in ogni incontro ritroviamo un’umanità tangibile, ben lontana dal freddo abbraccio delle connessioni virtuali.
Ci muoviamo con curiosità attiva: ogni gesto instaura un dialogo vivo con il mondo che abitiamo, rivelando nuove possibilità in ogni angolo.
Immersi in un oceano di informazioni, impariamo a scandire il moto delle onde per restare a galla. Fuggire il nuovo è impossibile, tanto vale abbracciarlo per comprenderlo.
La nostra relazione con il digitale non è una battaglia né un addio: desideriamo riallineare i valori mettendo la vita al centro del nostro sguardo.
In questo modo, ogni gesto creativo smonta e rimonta il digitale: è come se portassimo il metaverso alle radici più intime della nostra esperienza.